dc.contributor.author | Pieniądz, Aneta | |
dc.date.accessioned | 2014-10-21T13:35:13Z | |
dc.date.available | 2014-10-21T13:35:13Z | |
dc.date.issued | 2011 | |
dc.identifier.citation | "Reti Medievali. Rivista", 12, 2011, 1, s. 3-24. | pl |
dc.identifier.issn | 1593-2214 | |
dc.identifier.uri | https://repozytorium.lectorium.pl/handle/item/806 | |
dc.description.abstract | Nell’alto medioevo la pratica di uccidere la moglie che non rispettava le norme accettate (infrangendo il codice sessuale, complottando contro il marito, praticando la stregoneria) o che era semplicemente sospettata di farlo era in linea di massima considerato un atto lecito e tollerabile, come testimoniano le fonti giuridiche di molte regioni europee. Tra il secolo VIII e il IX la crescente influenza della Chiesa in materia matrimoniale e il consolidamento della dottrina sulla natura spirituale del matrimonio cristiano e dei rapporti coniugali suggerirono alle autorità ecclesiastiche di impegnarsi a sradicare questa pratica peccaminosa dalla vita sociale. I differenti testi di questo periodo gettano luce sulle tensioni tra la moralità tradizionale basata sull’“economia dell’onore” e l’insegnamento cristiano. Questa tensione disturbava la stabilità del sistema di valori della società altomedievale. Gli scritti di Incmaro di Reims che affrontano la teoria del matrimonio cristiano e i limiti dell’autorità del marito sulla moglie (De coercendo ed exstirpando raptu viduarum, puellarum ac sanctimonialium; De divortio Lotharii regis et Theutbergae reginae) sono qui analizzati per mostrare come i canonisti e i moralisti di questo periodo erano consapevoli di simili conflitti e cercavano di armonizzare le norme contrastanti. Pratiche come la mediazione tra i coniugi, le penitenze pubbliche e l’esclusione monastica della moglie adultera possono essere considerate come un modello delle strategie proposte dalle autorità ecclesiastiche per protegger la vita della donna e allo stesso tempo per salvare l’onore del marito. Tuttavia, nonostante la condanna dell’uxoricidio da parte della Chiesa e il diffondersi della nozione cristina di matrimonio, i numerosi casi che emergono dalle fonti narrative e diplomatiche del secolo IX dimostrano chiaramente che l’uccisione della moglie in nome dell’onore della famiglia non solo costituiva la tradizione accettata, ma era anche considerata come un obbligo morale del marito o dei suoi parenti maschi. Il rifiuto di adempiere a tale obbligo, anche in nome dei principi cristiani, poteva essere pericoloso non solo per la posizione sociale del marito ma anche della sua identità maschile. | it |
dc.language.iso | it | pl |
dc.publisher | Firenze University Press | pl |
dc.rights | Creative Commons Uznanie autorstwa 3.0 Polska | |
dc.rights | info:eu-repo/semantics/openAccess | |
dc.rights.uri | http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/pl/legalcode | |
dc.subject | Matrimonio | it |
dc.subject | Divorzio | it |
dc.subject | Uxoricidio | it |
dc.subject | Chiesa | pl |
dc.subject | Incmaro di Reims | it |
dc.subject | małżeństwo | pl |
dc.subject | kościół | pl |
dc.subject | 9 w. | pl |
dc.title | Incmaro di Reims e i suoi contemporanei sull’uxoricidio : l’insegnamento della Chiesa e la pratica sociale | it |
dc.type | artykuł | pl |
dc.contributor.organization | Instytut Historyczny Uniwersytetu Warszawskiego | pl |
dc.description.eperson | Agnieszka Uziębło | |
dc.relation.lcategory | historia | pl |
dc.identifier.alternativelocation | http://www.rmojs.unina.it/index.php/rm/article/view/306/386 | pl |